È stato il tema dell’inserimento nel mondo del lavoro al centro dell’incontro che si è tenuto sabato 8 aprile 2017 a Rimini tra le famiglie dell’Associazione Italiana Sindrome X Fragile. I 40 partecipanti, provenienti da tutta Italia, hanno condiviso esperienze, criticità e buone prassi nell’ambito delle esperienze lavorative dei giovani e adulti con sindrome X Fragile come tappa finale del progetto Buone X Prassi sulle tematiche legate alla vita lavorativa.
La mattinata si è aperta con la presentazione del progetto Vedo Curriculum in chiave di positività, prospettive e potenzialità delle persone con sindrome X Fragile. “Le cose che sanno fare le persone con sindrome X Fragile – ha spiegato Alessia Brunetti, vicepresidente dell’Associazione Italiana Sindrome X Fragile e responsabile del progetto – ce le raccontano sempre di più le famiglie e gli attori stessi delle azioni lavorative, non più gli esperti. Questa è una cosa fondamentale, scambiandoci buone prassi e testimonianze creiamo le condizioni per un ambiente sociale favorevole, è proprio da noi, in prima persona, che possono partire quei cambiamenti che permetteranno ai nostri figli di essere sempre più parte attiva della società”.
L’incontro a Rimini è stata l’occasione di mettere in comune buone prassi, dal Veneto alla Campania al Piemonte. Al centro della giornata c’è stata la domanda “Le persone con sindrome X Fragile possono lavorare?”, la risposta, non banale, non è solo che sì, possono farlo, ma anche a quali condizioni e grazie a chi. C’è bisogno di valorizzare e puntare sulle competenze di chi vive con la sindrome ma anche di un ambiente favorevole, dalla famiglia che crede nel proprio figlio alla scuola fino ad aziende sensibilizzate al tema della disabilità intellettiva che ne conoscano le potenzialità e non solo i limiti.
Andrea Canevaro, docente dell’Università di Bologna e pedagogista ha raccontato nel corso dell’incontro un progetto che lo vede protagonista in Emilia Romagna: “Sistema Vita Operosa”, una rete integrata tra università, aziende, enti di formazione e istituti previdenziali che insieme formino un occhio diverso nei confronti della disabilità intellettiva e che vadano oltre la percentuale di invalidità.
